#NBAPreview: i “Sixers dell’Ovest”, Phoenix vuole avviare il suo Processo
68 vittorie nelle ultime tre stagioni. Otto stagioni senza qualificazione ai Playoff, di gran lunga la striscia più negativa della storia della franchigia. Striscia che assai probabilmente si prolungherà almeno di una stagione, ma per la prima volta in anni i tifosi dei Phoenix Suns hanno più di un motivo per essere ottimisti verso il futuro.
La prima scelta al draft di DeAndre Ayton -prodotto di Arizona University- e la contemporanea esplosione di Devin Booker -premiato con un’estensione pluriennale al massimo salariale- hanno fatto scomodare paragoni ingombranti con Shaquille O’Neal e Kobe Bryant. Considerando la giovanissima età dei nuovi Suns, è più facile considerarli i Philadelphia 76ers dell’Ovest, nella speranza che Phoenix possa replicare i risultati del “Processo”.
Squadra giovanissima, con solo tre giocatori nati prima del 1991, di cui due arrivati in estate: Darell Arthur è approdato in Arizona all’interno di una trade che ha spedito Jared Dudley in maglia Nets, mentre Trevor Ariza può essere considerato il “Redick dei Suns”. Per l’ex Lakers, infatti, un ricco contratto annuale (da 15 milioni di dollari) per convincerlo a lasciare i Rockets e approdare a Phoenix per fare da chioccia, insieme a Tyson Chandler, alla bella gioventù Suns.
Lasciati andare i free agent Len (Atlanta), Payton (New Orleans), Ulis e Williams, da segnalare anche la novità di Mikal Bridges via draft: il prodotto di Villanova è approdato in Arizona dopo una trade, nella notte del draft, in cambio di Zhaire Smith. Dulcis in fundo, una storica prima volta: Igor Kokoskov, dopo una vita da assistente allenatore (dal 2000 al 2018 tra Clippers, Pistons, Suns, Cavaliers, Magic e Jazz) è diventato il primo coach non americano a diventare capo allenatore NBA. Una grande soddisfazione per il coach in grado di portare la Slovenia sul tetto d’Europa, e ora la prospettiva di un lavoro storico e stimolante davanti a se.