Non solo grandi nomi, ecco chi potrebbe essere la "steal of the draft"

Torna il nostro consueto appuntamento con il Rookie Corner
05.02.2015 15:00 di  Luca Servadei  Twitter:    vedi letture
Jusuf Nurkic
Jusuf Nurkic
© foto di Web

Prosegue anche questa settimana il nostro viaggio alla scoperta dei rookies più interessanti sbarcati nel corso di questa stagione nel fantastico mondo della NBA. Nella scorsa puntata abbiamo parlato di prospetti dal sicuro avvenire come: Nerlens Noel, Elfrid Payton e Nikola Mirotic, mentre oggi ci occuperemo di alcuni tra i rookies che maggiormente ci hanno sorpreso nel corso di questa prima metà di stagione regolare. Attenzione, perché come la storia della pallacanestro ci insegna, la “steal of the draft” è sempre dietro l’angolo, quello dei rookie, appunto.

K.J. McDaniels: 9.1 punti, 3.7 rimbalzi, 1.6 assist.

Alzi la mano chi si sarebbe aspettato di trovare come presenza fissa nella Rookie ladder di nba.com la chiamata numero 32 allo scorso draft. Dei numerosi infortuni che hanno afflitto diversi giocatori scelti prima dell’ex Clemson Tigers lo scorso 26 giugno, abbiamo già ampiamente parlato in passato, ma ciò non può e non deve togliere nulla alla straordinaria stagione di K.J. McDaniels. Certo, giocare per una squadra come Philadelphia (attualmente il record degli uomini di Brett Brown è di 11 vittorie e 39 sconfitte..) garantisce la possibilità di scendere sul parquet con maggiore continuità rispetto ad altri giovani colleghi, ed il contesto ben poco competitivo di una squadra appositamente costruita per tankare, tende a “pompare” quelle che sono le reali cifre di un giocatore, ma poco importa. Che McDaniels fosse un prospetto sicuramente interessante, lo si era già capito ai tempi del college dove nella sua ultima stagione dalle parti di Clemson, aveva guidato i Tigers alla voce punti segnati (641), rimbalzi (255), stoppate (100), palle rubate (41), tiri da 3 punti (42). In pochi però si sarebbero aspettati (forse neanche Sam Hinkie) un simile impatto anche al piano superiore. Ciò che maggiormente sorprende, oltre alle incredibili doti atletiche (che gli sono già valse il soprannome di K.J “Can Jump” McDaniels), è la grande solidità difensiva. Nonostante i soli 198 cm, infatti, McDaniels si piazza al 22esimo posto per stoppate realizzate, non un dato così consueto per una guardia al primo anno. Il suo mese d’oro è stato senz’altro quello di novembre nel corso del quale ha viaggiato con oltre il 46% dal campo e quasi il 40% da 3 punti, cifre che avevano fatto ricredere più di qualche scout. Si è trattato però solo di un fuoco di paglia, visto che le medie sono poi crollate (34% dal campo e 18% da 3) il mese successivo. Ed è proprio questo il vero “Tallone d’Achille” del ragazzo: un tiro troppo debole (anche in termini di meccanica), soprattutto se paragonato a quello dei suoi pari ruolo, che difficilmente potrà fare di lui molto più che una "semplice" quanto straordinaria “macchina da highlights”.

Jusuf Nurkic: 6.8 punti, 6 rimbalzi, 0.8 assist

Che Jusuf Nurkic fosse un giocatore eccezionale lo si era già ampiamente compreso durante gli ultimi campionati europei under-20 di division B, nel corso dei quali il bosniaco ha letteralmente trascinato la propria nazione al successo finale collezionando cifre, che, giustamente, gli sono valse il titolo di MVP della competizione (21.4 punti, 12.0 rimbalzi, 3.3 assist e 2.63 stoppate). L’ex Cedevita Zagabria è stato la scelta numero 16 dei Chicago Bulls allo scorso draft ed i suoi talenti sono stai, forse troppo frettolosamente, girati ai Denver Nuggets. Ad accoglierlo all’ombra delle Rocky Mountains, Nurkic ha trovato una squadra ben diversa rispetto alla straordinaria versione 2012-2013 che chiuse la stagione con un record di 57 vittorie e 25 sconfitte, ma dopo qualche difficoltà iniziale di adattamento, il bosniaco sta lentamente conquistandosi gradi sempre più elevati sul parquet. Ciò che maggiormente impressiona del talentuoso centro dei Nuggets sono le sue medie se rapportate sui 36 minuti di gioco: 15.3 punti, 13.6 rimbalzi e 2.6 stoppate. Cifre incredibili, che diventano da capogiro, se pensiamo che stiamo parlando di un ragazzo poco più che ventenne. E’ però nella metà campo difensiva dove le cose si fanno ancora più interessanti. I Nuggets, infatti, sono la peggiore squadra della lega in termini difensivi quando il bosniaco è fuori dal campo (con un “defensive rating” di 110.5), ma si trasformano, incredibilmente, nella sesta miglior difesa quando Shaw si affida all’ex Cedevita nella posizione di centro (99.9 di “defensive rating”). Nurkic, nonostante i netti miglioramenti, non è stato selezionato per il Rookie Challenge al prossimo All Star Game, e non possiamo nascondere che la scelta ci lasci quantomeno perplessi.

Tarik Black: 4.8 punti, 5.1 rimbalzi, 0.4 assist

Lo scorso 26 giugno al Barclays Center di Brooklyn, i Los Angeles Lakers scelsero con la chiamata numero 7, Julius Randle, from Kentucky University. L’hype che si respirava nei confronti dell’ex Wildcats era davvero alto, soprattutto per la consapevolezza diffusa che la stagione dei losangelini avrebbe potuto regalare ben poche soddisfazioni ai propri tifosi. L’annata dello sfortunatissimo rookie è durata però giusto il tempo di un battito di ciglia: 13 minuti, 2 punti, 0 rimbalzi ed un piede rotto. Nessuno, invece, decise di scommettere su Tarik Black, 3 anni a Memphis ed uno a Kansas (15.0 punti media nel corso del Torneo NCAA), il quale per tutto il corso della propria carriera leggerà di fianco al suo nome la parola: undrafted. I primi a credere nell’ex Jayhawks sono stati i Rockets che dopo una summer-league positiva lo hanno messo sotto contratto come terzo cambio di Dwight Howard salvo poi tagliarlo il 26 dicembre (Marry Christmas Tarick!). Per sua fortuna il presente più gradito, è arrivato da Mitch Kupchak, che pochi giorni dopo lo ha aggiunto ai suoi sgangherati Los Angeles Lakers per parcheggiarlo, almeno inizialmente, ai Los Angeles D-Fenders. La delicata situazione infortuni, il record sempre più negativo, la tegola Kobe Bryant e chi più ne ha, più ne metta, hanno costretto Byron Scott a richiamare Black al piano superiore ed il ragazzo ha risposto subito presente realizzando anche una prova da 14 punti e 9 rimbalzi nella vittoria sugli Orlando Magic dello scorso 9 gennaio. Da quel momento, minuti e, soprattutto, fiducia sono aumentati. Difficilmente Black si trasformerà nel nuovo “Agent Zero”, ma sappiamo che "sempre" e "mai" sono due parole che dovremmo ricordarci di non usare mai