Noel, Mirotic e Payton tallonano Wiggins per il "Rookie of the year"

Il nostro consueto appuntamento con i rookies della NBA
29.01.2015 14:45 di  Luca Servadei  Twitter:    vedi letture
Elfrid Payton
Elfrid Payton
© foto di Magic Twitter

Nella scorsa puntata, vi abbiamo raccontato della “maledizione” che ha colpito molti dei rookies sbarcati nella NBA in seguito all’ultimo draft e che per una serie tragi-comica di infortuni hanno dovuto salutare anzitempo la stagione ed abbandonare così le velleità di accaparrarsi un posto nel miglior quintetto di rookies. Se per l’award di miglior prospetto della stagione non dovrebbero esserci ormai più dubbi, con il canadese dei T-Wolves, Andrew Wiggins, in fuga alla Fausto Coppi verso la vetta del Mortirolo, diverse sorprese potrebbero invece lottare per le posizioni di rincalzo, scopriamo insieme di chi si tratta:

NERLENS NOEL: 8 punti, 7.2 rimbalzi, 1.6 assist

Il numero 4, all’occorrenza anche 5 (seppur con qualche difficoltà dovuta al fisico ancora troppo esile) dei Philadelphia 76ers non è un vero e proprio rookie. Dopo l’one-and-done tra le fila dei Kentucky Wildcats di John Calipari (nell’immediato post Anthony Davis), il nativo di Malden, Boston, è stato scelto al draft del 2013 dai New Orleans Pelicans con la chiamata numero 6, prima che i suoi talenti venissero spediti nella città dell’Amore fraterno, all’interno di una trade che comprendeva anche Jrue Holiday ed i diritti di Pierre Jackson. A causa di un lunghissimo infortunio, Noel ha dovuto saltare a piè pari tutta la passata stagione, facendo il proprio debutto solamente lo scorso 29 ottobre con 6 punti e 10 rimbalzi (nella prima di una lunghissima serie di sconfitte) contro gli Indiana Pacers. Si tratta di un ragazzo sicuramente interessante, un prospetto, soprattutto nella metà campo difensiva, destinato a migliorare enormemente nel corso degli anni ma già dotato di un’eccellente verticalità che gli consente di piazzarsi al primo posto alla voce rimbalzi, stoppate e palle rubate nella classe del 2014. Il vero grosso tallone d’Achille si palesa, invece, ogni “maledetta partita” nella metà campo offensiva, dove le lacune al tiro appaiono piuttosto evidenti. A conferma della nostra tesi, ci arriva il terrificante 1/9 dal campo nella recente gara proprio contro i New Orleans Pelicans (non è un ragazzo vendicativo..). In generale, in stagione regolare, Noel sta tirando con il 42.9% dal campo, decisamente troppo poco soprattutto se paragonato alle percentuali dei principali pari ruolo della lega (LaMarcus Aldridge 46,3%, Blake Griffin 49,8% ed Anthony Davis 55,5%). Ma è quando ci si allontana dal pitturato, dove comunque viaggia con un più che dignitoso 50.2%, che la situazione si fa drammatica.. per fortuna il ragazzo è consapevole dei propri limiti e tende a spingersi assai poco oltre le proprie Colonne d’Ercole (solo una trentina le conclusioni tentate oltre i 6 metri).

NIKOLA MIROTIC: 7.8 punti, 4.6 rimbalzi, 1.1 assist

A differenza di molti suoi giovanissimi colleghi Nikola Mirotic, classe 1991, è un giocatore già quasi fatto e finito. La sua esperienza in campo internazionale ed i gradi conquistati sul parquet con la maglia del Real Madrid in Liga ACB ed Eurolega (oltre che in nazionale), rappresentano un vantaggio notevole nei confronti dei pari età americani, reduci (nella migliore delle ipotesi) da 4 anni di college in cui ritmi, regole (ancora più che in Europa) ed intensità non sono certo paragonabili alle battaglie ingaggiate contro le Olympiacos, Maccabi o Barcellona del caso. I Chicago Bulls che lo hanno ereditato dai Rockets nel 2011, sono una delle contender dichiarate, probabilmente il miglior gruppo nell’intera eastern conference, ed uno dei roster più completi della Lega. Riuscire a trovare spazio in un reparto lunghi che comprende Pau Gasol, Joakim Noah, Taj Gibson e Nazr Mohammed non è certo cosa semplice, eppure il montenegrino è passato dai 9.7 minuti sul parquet di ottobre agli oltre 19 del mese di dicembre, quando è stato insignito del premio di “Rookie of the month” per la eastern conference. Il suo career-high da 27 punti contro i Memphis Grizzlies è stato il frutto di un eccezionale 6/6 da 3, anche se proprio nel tiro dall’arco, il montenegrino sta riscontrando le principali difficoltà, soprattutto allo United Center, dove curiosamente tira con il 29.6% a dispetto del 43% abbondante lontano dalla Wind City.

ELFRID PAYTON: 7.8 punti, 3.6 rimbalzi, 5.8 assist

Quando allo scorso draft i Philadelphia 76ers scelsero il giovane Elfrid Payton con la chiamata numero 10, era chiaro a tutti che il prodotto di Louisiana-Lafayette non si sarebbe fermato in Pennsylvania più di qualche minuto, e così, in effetti, è stato. Lasciato il Keystone State (senza averlo mai realmente sfiorato), il playmaker si è accasato agli Orlando Magic all’ombra Walt Disney World Resort. Forse nessuno, se non quelli che esperti di pallacanestro lo sono per davvero, si sarebbe aspettato un impatto così deciso sia in termini di leadership che di crescita, costante ed impressionante. Nel corso delle ultime 15 partite, per dare un’idea del tipo di giocatore di cui si sta parlando, Payton sta tirando con il 45.5% dal campo viaggiando a 10.2 punti di media con 7.1 assist a fronte di 2.6 palle perse di media in poco più di 28 minuti sul parquet. Molti lo paragonano al primo Rajon Rondo, e proprio come il nuovo playmaker dei Mavericks, la grande visione e la capacità di inventare dal palleggio sono le frecce principali all’arco di Elfridio. Così come per l’ex Boston Celtics, invece, le difficoltà principali sono legate al tiro (anche in termini di meccanica), soprattutto dalla linea del tiro libero, dove un giocatore della sua taglia dovrebbe essere solitamente mortifero e non concludere con il 52.8% di O’Nealliana (non crediamo che esista veramente questa parola) memoria. Anche il 20% da 3 è semplicemente inaccettabile, ma si tratta di numeri destinati a salire per un giocatore che non si trasformerà mai, in ogni caso, in un primissimo realizzatore.

Per oggi è tutto.. Restate collegati per la prossima puntata!