Portland "Jail" Blazers, la storia di un periodo vissuto pericolosamente

La storia di un quadriennio maledetto per la città di Portland: l'era dei "Jail" Blazers
11.12.2014 15:00 di  Luca Servadei  Twitter:    vedi letture
Portland 'Jail' Blazers
Portland 'Jail' Blazers
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Noi non siamo minimamente interessati a quello che i nostri tifosi pensano di noi. A loro non interessiamo veramente. Possono urlarci contro tutti i giorni, ma saranno sempre li a chiederci l’autografo se ci incontreranno per strada. E sapete perché? Perché, loro sono solo fans, mentre noi giocatori della NBA”.

Dalla prima (ed ultima) lettera di Gawen DeAngelo "Bonzi" Wells ai tifosi. Questo breve saggio di spocchia e rara dimostrazione di superbia e vanità, risale al lontano 2002 ed è contenuto in un’intervista rilasciata a Sports Illustrated, semplicemente il settimanale sportivo più conosciuto e venduto al mondo, giusto per essere sicuri che il messaggio arrivasse forte e chiaro. Si tratta, forse, del manifesto di un’era, caratterizzata dalla presenza di uomini, ancora prima che giocatori, convinti di poter essere superiori a tutto e tutti, in certi casi persino alla legge, quella dei Portland “Jail” Balzers.

Autunno 2000, i Blazers, sono reduci da una durissima e dolorosissima eliminazione per mano dei Los Angeles Lakers al termine di una delle più belle Finali di Conference degli ultimi anni, chiusa solo in gara 7 da un’incredibile prestazione del “Most dominant ever”: Shaquille O’Neal. Per cercare di colmare il gap con gli storici rivali losangelini, il GM Bob Whitsitt, decide di giocarsi la carta Shawn Kemp, un tempo il giocatore più spettacolare della lega, strappandolo ai Cleveland Cavaliers. Proprio l’arrivo dell’ex Supersonics, costretto a lunghi periodi di riabilitazione in clinica per combattere la dipendenza da cocaina, può essere ideologicamente individuato come l’albore del periodo “Jail".

Playmaker: Damon Stoudamire, guardia: Bonzi Wells, ala piccola: Scottie Pippen, ala grande: Rasheed Wallace, centro: Arvydas Sabonis. Panchina: Zach Randolph, Ruben Patterson, Chris Dudley, Darius Miles, Qyntel Woods, Omar Cook e, appunto, Shawn Kemp.

A conti fatti, non una squadra malvagia, per usare un eufemismo. Eppure, nonostante una mole di talento che né prima, né dopo, si era mai vista sulle sponde del Willamette River, i Blazers riescono a disattendere ogni aspettativa, persino quella apparentemente più facile: riuscire a rappresentare una città, che più di chiunque altra negli States, segue con calore e passione la propria squadra. 814, (otto-cento-quattordici!), non è l’equivalente dei successi totalizzati dai "Jail" Blazers, ma il numero di soldout consecutivi del Memorial Coliseum (dal 1977 al 1995), la seconda striscia più lunga nella storia dello sport professionistico americano. Come si può disinteressarsi di loro…

Per citare lo scrittore statunitense Ambrose Bierce nel suo irriverente e cinico “Vocabolario del Diavolo”: “Immacolata: lo è la fedina penale di chi non è stato ancora beccato dalla polizia”. E dalla polizia, in realtà, in tanti, decisamente troppi, vengono pizzicati durante il quadriennio “Jail”:

- Patterson: Arrestato per abusi domestici nei confronti della moglie e per avere cercato di rapire la babysitter di suo figlio.
- Randolph: Colto alla guida sotto gli effetti di sostanze stupefacenti e fermato per avere colpito con un pugno durante un “normalissimo” allenamento Ruben Patterson provocandogli la rottura dell’orbita di un occhio.
- Stoudamire: Diversi fermi per detenzione e consumo di marijuana, incluso un goffo tentativo di passare indenne presso il metaldetector dell’aeroporto internazionale di Tucson per recarsi a New Orleans con addosso un’oncia e mezzo di erba e le cartine per arrotolarla.
- Woods: Consumo di marijuana ed arrestato per abuso di animali per avere partecipato con i propri bulldogs a deprecabili lotte clandestine tra cani, sulle quali prontamente scommetteva parte dei suoi lauti compensi.
- Wallace: Coinvolto in diversi “festini” con l’amico Damon, stabilito il numero massimo di falli tecnici in stagione e sospeso per avere minacciato l’arbitro Tim Donaghy al termine di un match.
- Darius Miles: Sospeso per avere usato espressioni ingiuriose compresi epiteti razziali nei confronti di Cheeks (subentrato a Dunleavy), e per abuso di droga.

Se è vero come diceva Aristotele che “Non esiste grande genio senza una dose di follia”, è altrettanto vero che tanto di follia, quanto di genio, i Blazers potevano vantarne più di chiunque altro nella lega. Eppure quella dei “Jail” Blazers, è stata un’edizione in grado di raccogliere davvero ben poche gioie in termini di risultati, senza riuscire mai nell’impresa di scalzare i gialloviola dall’Olimpo del basket. Le continue cadute di stile che avevano distrutto la rispettabilità della franchigia e fatto disamorare migliaia di tifosi convinsero il proprietario Paul Allen a sciogliere definitivamente il gruppo.

I buddhisti userebbero il termine “Karma” per descrivere la sfortunata decade successiva alla chiusura di quel ciclo maledetto, anche se oggi, forse, Portland ha finalmente finito di scontare le sue rinascite negative.