D’Antoni: “Orgoglioso di essere qui, che grande gruppo eravamo”

E' il giorno del ritiro della maglia della leggenda biancorossa al Forum
13.03.2015 19:44 di  Fabio Cavagnera  Twitter:    vedi letture
Il ritiro della maglia
Il ritiro della maglia
© foto di Alessia Doniselli

Quante emozioni, sono orgoglioso di essere qui”, è la notte di Mike D’Antoni al Forum di Assago. La partita con Malaga è quasi un contorno, perché il clou è la cerimonia di ritiro della maglia del mitico 'baffo': è emozionatissimo, mentre chiama in campo i suoi compagni di tante battaglie e prova a ringraziare tutti. “Mi sarei sentito meglio se ci fossero stati anche i miei compagni di squadra e gli allenatori - ha detto nella conferenza stampa precedente, una serie di continui ricordi e grandi sorrisi, con uno dei personaggi che hanno fatto la storia non solo dell’Olimpia, ma dell’intero basket italiano - Perché abbiamo fatto tutti insieme grandi cose. Peccato che non possiamo rifarlo”. 

Proprio la grandezza del gruppo ricorre in più di un’occasione: “C’era una grande chimica tra noi. Abbiamo perso sei finali di fila, tutte in volata, ma non è cambiato niente nel gruppo. Abbiamo lavorato ogni giorno sempre di più, per migliorare e crescere”. E scatta un po’ di ovvia nostalgia: “Ho cercato di ricreare in più di un’occasione quello che è stato, ma non esistono più personaggi come Peterson, Meneghin, McAdoo. E’ stato davvero molto bello”. Ma è proprio impossibile ripetere un gruppo del genere? “Forse sì, ma serve carattere, cuore ed intelligenza. E la pazienza della società. L’anno che è arrivato Dino eravamo in crisi fino a febbraio: se avessimo cambiato tutto, non saremmo qui a parlare”.

Tantissime le vittorie, quale la più bella? “Il primo scudetto, perché non avevamo vinto nulla. Eravamo davanti a 12.000 spettatori e abbiamo sputato sangue come voleva coach Peterson. Poi le Coppe dei Campioni sono state più importanti, ma il primo scudetto resta il migliore”. L’ultimo è arrivato a Livorno, nella finale più contestata della storia: “Ogni volta che trovo McAdoo o Meneghin si parla sempre di Livorno. E’ una cosa davvero difficile da spiegare, ma è stato troppo bello”. Non sono mancate le sconfitte ed una in particolare è rimasta nella mente di Mike: “Quella di Grenoble, perché l’ho persa principalmente io. Se potessi vorrei giocarla”. 

Dal campo alla panchina: “Sicuramente ho vinto molto di più da giocatore, ma da allenatore è uno stress decisamente più alto. Forse c’è più soddisfazione come allenatore”. C’è più tattica in Europa o nell’NBA? “Se non fai nulla di tattico contro LeBron James, lui fa 100 punti, vince da solo e ti ammazza. In Europa devi marcare i più forti, ma è un po’ diverso”. E il futuro? “Non posso immaginare di vivere fuori dagli Stati Uniti, se non in Italia. Perché questo paese e questa città occupa grande parte del mio cuore, poi ogni volta che si parla di quello, penso agli anni ’80. Non si sa mai in futuro, ma oggi vorrei solo festeggiare con voi”. Grazie Mike!

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