Andrea Beltrama ci parla dei Bulls, dei Warriors e dell'NBA vissuta da vicino

Basketissimo ha incontrato Andrea Beltrama, giornalista della gazzetta stabilitosi a Chicago, per una bell'analisi sulla stagione NBA.
28.03.2015 15:00 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Andrea Beltrama ci parla dei Bulls, dei Warriors e dell'NBA vissuta da vicino
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Basketissimo ha intervistato Andrea Beltrama, collaboratore a Chicago per la Gazzetta, ma alla base soprattutto grandissimo appassionato di basket NBA ed NCAA. Gli abbiamo chiesto com’è e come sarà la stagione NBA da qui in avanti.

-Sappiamo che nei giorni scorsi sei stato a vedere live Bulls-Pacers. Come hai visto i Bulls?
Purtroppo è una domanda da un milione di dollari. Li vedo come li vedevo due anni fa e l’anno scorso, ovvero confinati ai propri alti e bassi, un po’ per sfortuna, un po’ per limiti strutturali. In partita singola hanno dimostrato di poter battere chiunque e perdere con chiunque. Li ho visti live con Cavs, Spurs e Pacers, avendone apprezzato praticamente solo i lati positivi e per questo posso avere un giudizio solo parziale.

-Dove potranno andare nei playoffs?
E’ veramente difficile dirlo perché con la squadra attuale mi sembra utopistico vederli oltre il passaggio di un turno. Però è anche importante capire quale squadra si presenterà ai playoffs, se ci sarà Rose, come starà e in che condizioni ci saranno Butler e Gibson che sono altre due pedine importantissime. Questa squadra in offseason era stata progettata per andare in fondo e su questo non ci sono dubbi, dire ora dove potrà finire è complesso.

-Questa situazione di continui infortuni negli anni sono dovuti solo alla sfortuna o pensi ci sia altro come un regime di Thibodeau troppo stringente e intenso, uno staff medico non altezza o ulteriori fattori?
Secondo me è inutile andare a fare supposizioni sullo staff medico e la sua adeguatezza perché è al di fuori della sfera di consocenza di chiunque. Una causa potrebbe essere, come si è letto in giro, l'allergia al compromesso di Thibodeau. Per questo motivo lui pensa a come si possa vincere una partita adesso senza pensare al futuro e l’esempio di Kirk Hinrich di qualche playoffs fa che ha giocato tre overtime per vincere la singola partita salvo poi rimanere fuori per il resto della serie ne è il classico esempio. Anche quest’anno quando erano a OKC hanno giocato l’ultimo quarto senza Noah perché aveva finito i minuti di autonomia e lui, richiesto del motivo, ha detto che ha giocato nel momento che serviva alla squadra, indipendentemente se fosse primo, secondo o terzo quarto. Questa visione a breve termine è il pregio e il difetto della sua gestione.

- Estendendo l'analisi alla Eastern Conference, chi pensi possa andare in fondo?
I Cavaliers sono nettamente i favoriti ora e il loro aumento di rendimento e qualità è coinciso con il momento in cui LeBron ha deciso di innalzare l’asticella, anche perché non credo che il sistema di un allenatore possa influire così significativamente su una squadra. Alla fine i Cavs andranno dove li porteranno i due migliori giocatori che hanno a roster ed era impensabile che potessero giocare come il Maccabi di Blatt della scorsa stagione.


- E a Ovest come vedi la battaglia? Warriors favoriti?
Sono stato a Stanford per tre mesi in autunno e li ho visti in preseason contro i Nuggets. Con tutte le pinze del caso per una partita che non valeva nulla, sono rimasto impressionato da come hanno giocato e il livello offensivo che avevano già raggiunto. La presenza di Curry ovviamente fa comodo, ma sembravano una squadra di college che gioca insieme da quattro anni ed è perfettamente oliata. Ho questo ricordo dal primo momento che li ho visti giocare e ho pensato di essere davanti a qualcosa di particolare.
 

- Potrebbero avere un po’ di pressione addosso?
Diffido sempre dalla definizione di pressione perché ai playoffs tutti ne hanno e fatico anche a pensare che questo potrebbe portarli a un collasso mentale. L’ultimo, a memoria, è stato quello dei Mavericks proprio contro i Warriors qualche anno fa, quindi mi piace pensare che anche dovessero perdere una partita in casa contro una squadra più scarsa di loro, siano poi in grado di uscirne. In una serie a sette partite hanno vinto quasi sempre tutte le squadre migliori, quindi credo che quest’anno non faccia eccezione e visto come loro hanno giocato in tutta la regular season, per ora sono i più forti.

-Anche se è un discorso più folkloristico che realmente tecnico. Se dovessi dare il tuo MVP?
Soggettivamente se dovessi dare un MVP lo darei a Westbrook. Se è un premio a chi ha giocato la miglior stagione individuale, fatico a trovare qualcuno che abbia fatto meglio di lui, anche per come abbia cambiato la faccia a una squadra. Per quanto riguarda Curry e Harden è difficile capire quanto merito abbia il singolo nel migliorare la squadra e viceversa. Curry forse ha più “simpatia” perché elimina le deficienze fisiche con una perfezione tecnica assoluta e per questo ricorda Steve Nash, cosa che potrebbe fare la differenza nell’assegnazione del premio. Harden può risultare antipatico a volte, ma anche per lui le prestazioni parlano chiaro e si tratterà di spaccare il capello in quattro per decidere chi sarà il migliore.