Tarczewski, Craft e la difesa: le note su gara 1 tra Milano e Trento
La prima gara della serie tra Milano e Trento è un romanzo in più atti che può essere riassunto, senza voler essere troppo tecnici, da alcune celebri frasi che hanno fatto la storia. Vederla dagli spalti di un Forum pieno e tutto in bianco aiuta, perché se dal bordo campo ci si può soffermare da quel che è dettaglio, una visione periferica ed ingigantita dall'eco popolare può fare la differenza.
1) Anche Zeus non piace a tutti quando manda o trattiene la pioggia
Sembrava essere la serata di Tarczewski, che aveva iniziato alla grande, dominando in vernice, e finisce con il dominio a rimbalzo offensivo di una Dolomiti Energia più pronta a gettarsi a capofitto su palloni vaganti, a buttare il cuore oltre l'ostacolo e ad arrivare prima quando conta. Milano dovrebbe avere la panchina lunga, invece la rotazione di Repesa lascia un po' a desiderare. Buscaglia conosce i suoi alla perfezione. Toglie Hogue all'inizio quando "Zeus" mette le tende in vernice, sceglie Lechtaler e non va sotto oltre i tre possessi nel momento tecnico. Gestisce Craft e Forray alternandoli con parsimonia, concedendo 5 minuti di gioco nel quarto periodo al folletto di Ohio State. Dosa Shields, Gomes e Sutton trovando piano piano equilibrio. Confrontati con i cambi del quarto periodo milanese, senza Cinciarini, con un Kalnietis disastroso, un Pascolo questa volta impalpabile e un McLean di più ombre che luci, il divario di 10 punti è meritato.
2) Con "Craft" non scegli tu, è lui che sceglie per te
Un po' schernito ad inizio gara, un po' lento e ciondolante, l'ex play di Ohio State decide la gara. Le sue letture sopraffine sul pick and roll, che fanno il paio con la pessima difesa milanese nella fase di contenimento, cambiano il ritmo e l'inerzia del match. Letture nella tasca, belle imbeccate ed il controllo emotivo della gara in ogni fase. Non sempre sono i punti a decidere il match. L'anno passato c'era un playmaker simile nel nostro campionato, tanto bistrattato quanto falcidiato dagli infortuni: era Peyton Siva, a Caserta non ritenuto l'uomo giusto, al posto del quale è stato preso quest'anno Sosa. Parametriamo queste idee a Milano e troviamo un Hickman che col finale salva una gara che non lo aveva visto protagonista e che dimostra come l'Olimpia perda del suo cuore pulsante senza Cinciarini sul parquet. Non ci chiediamo dove fosse l'ex Reggio, né si può sindacare la scelta di tenere Kalnietis, che piazza il suo passaggio migliore 3 metri oltre la prima fila del parterre. Ma la differenza si nota nel gioco e nel punteggio.
3) Domani è un altro giorno
Milano con le ossa rotte dopo gara 1? Forse sì e qualcosa va cambiato nella squadra. Nel momento migliore o comunque nelle strisce di punti vincenti sono state più le individualità che la coralità a fare la differenza. Sanders è un attaccante 5 stelle extra lusso che, non ancora al meglio fisicamente, però è andato in crisi prima contro la 1-3-1 di Buscaglia - che non si vedeva all'ombra della Madonnina dai tempi (remoti) di Peterson; ancor di più è stato sottotono in difesa sia come 3, costretto a rincorrere Gomes, sia da 4 dove non solo ha perso costantemente Shields, ma non è stato capace di portare la sua verve a rimbalzo, dove il pivot "bonsai" Hogue di soli 198 cm appare un Golia immane che nessuna fionda sa abbattere. La serie sarà lunga perché il merito dei ragazzi di Buscaglia è stato quello di far giocare, come già successo in campionato, molto male l'EA7, costruendo in senso tecnico le tante palle perse che svoltano la gara nel terzo quarto e gestendo il ritmo a piacimento. Un tripudio di rapsodia e valzer che come in una grande composizione si sposano alla perfezione e sono fotografati appieno dal talento di quel Flaccadori che non può avere ancora così pochi anni...
TUTTO SU GARA 1 DELLE SEMIFINALI: CRONACA, PAGELLE E SALA STAMPA