NBA: non nascerà un altro Steve Nash
La notizia dell’infortunio che terrà fuori per tutta la stagione e concluderà la carriera di Steve Nash ha lasciato tutti con un velo di tristezza. Era sicuro che non avremmo più visto lo splendido giocatore che ha dominato la Lega per anni ed era certo che presto il momento del ritiro sarebbe arrivato, ma quando la cosa avviene in un modo che non vorresti, non ti rassegni mai al dispiacere.
Steve è indubbiamente la più grande incarnazione del concetto di Point Guard dell’era moderna, dopo i vari Magic e Stockton. E’ stato in grado di rivoluzionare il ruolo di playmaker facendolo tornare a quello del facilitatore in grado di migliorare esponenzialmente i propri compagni.
“E’ stata la superstar meno egoista degli ultimi 20 anni –ha detto Jared Dudley, suo compagno dal 2008 al 2012- Lui pensa solo a come far rendere meglio i compagni. Sa tutte le tendenze di chi gli gioca a fianco e di me sapeva perfettamente che preferivo arrivare al tiro con il piede sinistro davanti. Tutti i suoi passaggi mi permettevano di tirare con questo vantaggio che mi rendeva più efficace.”
Non è mai stato un atleta di livello superiore o dotato di una velocità di base fuori dal comune, ma la forza nella parte alta del corpo gli permetteva di compiere tiri anche in condizioni di equilibrio precario. Le sue capacità di passaggio anche in spazi angusti sono incredibili “Io mi accorgevo di essere effettivamente libero quando ricevevo la palla da lui” ha detto Channing Frye. E non è l’unico a dire che Steve vedesse il futuro con un secondo d’anticipo sugli altri.
Se le caratteristiche di facilitatore sono note a tutti, c’è una statistica che rende Steve Nash il miglior attaccante della storia del gioco.
E’ un’affermazione molto pesante ma se andiamo ad analizzare l’efficienza offensiva delle squadre in cui ha giocato, vediamo che i Mavericks hanno vinto per tre anni di fila questa categoria con 114, 112.7 e 114,1 dal 2002 al 2004. Passato ai Suns ha fatto lo stesso per SEI anni consecutivi facendo dominare la lega ai Suns con le fantasmagoriche cifre di 116.6, 113.9, 116.1, 115..8 (2 anni) e 117.4. Per dare una misura della titanica impresa, solo i Lakers dal 1984 all’86 sono stati in grado di vincere la classifica dell’efficiency offensiva per due anni consecutivi. Il fatto che in nove anni le squadre vincitrici della categoria avessero in playmaker Steve Nash è solo la naturale conclusione delle cose.
Anche individualmente non se la cavava male, visto che è entrato per quattro volte nell’elitario club del 50-40-90 (le percentuali rispettivamente di canestri dal campo, tre punti e tiri liberi).
Ha chiuso la carriera come quarto giocatore ogni epoca per efficienza offensiva in carriera con +6,8 dietro solo a Magic Johnson, Lebron James e John Stockton.
Fuori dal campo è un grandissimo praticante di calcio, un uomo contornato sempre da donne bellissime e uno status symbol che ha portato nell’NBA la normalità che diventa culto.
Ci mancherai Steve.