NBA: Dallas-Houston una rivalità solo costruita
In queste prime partite di preseason NBA sono già stati molti i temi caldi da affrontare, come la prima partita di Lebron con la sua nuova/vecchia maglia, la rissa tra Pierce e Noah, il ritorno di Rose e in ultima istanza le tensioni tra Houston e Dallas per l'affare Parsons.
La realtà dice che queste due squadre non potranno mai aprire una vera rivalità solo perchè un giocatore ha cambiato maglia da Restricted Free Agent. Si è parlato tanto di irriconoscenza da parte dei Rockets verso Parsons, ma provando a ricostruire la storia con le parole dei protagonisti, capiamo che è stato mosso tanto fumo per nulla.
Il primo contatto tra Parsons e Cuban avvenì nel 2013 all'All Star Game di Houston, ma fu un approccio amichevole e del tutto informale, così come quello con Nowitzki che poco dopo lo invitò a partecipare ad una partita di beneficenza da lui organizzata. Cose che succedono nella normalità in NBA, solamente che una volta aumentata l'ascesa tecnica di Chandler e diventando Free Agent, questi primi contatti sono diventati la base per il futuro accordo.
In estate Morey ha detto a Parsons di testare la Free Agency e cercare di trovare il miglior contratto per la sua carriera che poi Houston avrebbe cercato di pareggiare, non senza prima aver esplorato i preziosi giocatori disponibili (Anthony e James). "Io ero disposto anche a prendere molti meno soldi per rimanere a Houston -ha detto Parsons- e completare le operazioni prima della mia free agency, ma capisco benissimo che la società volesse provare una corsa ai due top player. Questo è più che comprensibile e l'ho capito da subito."
Nel momento in cui i Mavericks hanno offerto un triennale da 45 milioni a Parsons, il giocatore ha deciso di firmare l'offer sheet e stare alla finestra. "Ho parlato molto schiettamente con Chandler - ha detto Cuban- e gli ho detto che sebbene avessimo il 5% di possibilità di portarci a casa Anthony o James, ci avremmo dovuto provare. Non si perde una partita se prima non la si gioca."
Dopo che evidentemente i tentativi per le due stelle non sono andati a buon fine, Cuban si è diretto sull'ala dei Rockets ottenendo la firma dell'offer sheet. Il giocatore credeva che Houston avrebbe pareggiato, così non è stato e allora si è trovato in un attimo con Cuban imbarcato su un aereo per fargli firmare il contratto vero e proprio. Nonostante il ritardo nei voli Cuban si è presentato nel locale chiamato "The Attic" in cui il giocatore stava passando del tempo con la propria famiglia, ha fatto togliere la musica al Dj e ha sancito la nuova vita sportiva ed economica dell'ala venticinquenne.
"Cuban è un proprietario per il quale non puoi non voler giocare. -ha continuato Chandler- Si è sempre rifiutato di vedere i suoi Mavs andare male e lui tiene a questa squadra come un figlio." Queste sono state le prime parole da giocatore dei Mavs.
Dall'altra parte Morey stava cercando prima l'assalto a Anthony e poi quello che sarebbe stato il colpo migliore per l'economia dei Rockets, ovvero Chris Bosh. Per questo motivo ha dovuto accelerare le operazioni coi Lakers per la cessione di Lin, perchè non avrebbe voluto perdere troppe prime scelte per mandarlo ai Sixers e ha dovuto mollare la pressione su Parsons, credendo che l'offerta per Bosh sarebbe stata sufficiente per vederlo in Texas. Purtroppo è successa l'unica cosa che non avrebbe mai creduto potesse accadere, ovvero che Bosh accettase (e che gli Heat gli dessero) il massimo salariale. Così si è trovato con il legnetto più corto ha dovuto virare sulla comunque buona firma di Ariza.
"Io credo che Chandler diventerà il grandissimo giocatore che vuole essere, -ha detto il GM- ma il mio lavoro è di far si che la squadra possa competere per il titolo quanto prima e questo poteva succedere solo con determinate mosse di mercato."
Parsons ha chiuso il discorso confermando ancora una volta che si Harden che Howard sono due compagni notevoli (sebbene Motiejunas dica il contrario), e che Dwight è il miglior compagno che abbia mai avuto. Se poi vogliamo far risalire la tensione alle sette gare di playoffs del 2005 con le prese in giro di Jon Barry e Bob Sura siamo liberi di farlo, ma per le vere rivalità bisogna scontrarsi più volte in campo...e nei playoffs.