NBA back to back: Il sonno e le prestazioni deficitarie

Inizia il viaggio di Basketissimo attraverso quello che il grande pubblico non sa di medicina, sport, calendari e vita di un giocatore NBA.
29.09.2014 08:00 di  Simone Mazzola  Twitter:    vedi letture
Adam Silver
Adam Silver

Inizia qui questa mini-serie di articoli che andrà a spiegare come il calendario NBA sia incredibilmente provante e stressante per i giocatori che devono macinare migliaia di chilometri sia in campo che fuori. In particolare è stato analizzato l’impatto dei famosi back-to-back (due partite in due giorni consecutivi) e delle ancor più probanti four-in-five (quattro partite in cinque giorni).

L‘NBA ha inserito quest’anno una pausa per l’All Star Game più lunga rispetto al solito, circa una settimana, per permettere ai giocatori un periodo più lungo di riposo per recuperare dalle fatiche della prima parte di regular season. Questa è una buona idea vista superficialmente, ma se andiamo a fondo scopriamo che un calendario di 1230 partite in 170 giorni, è abbastanza provante. Lo è di per sé, ma diventa ancor più pesante se condensato in un periodo più breve del solito a causa dei giorni di riposo extra a metà febbraio.

Il problema più importante si è rivelato essere quello del sonno da parte degli atleti e a Marzo, presso l’Hynes Convention Center di Boston, si è tenuto un importante convegno sulla salute e l’integrità fisica degli atleti, dove il commissioner Adam Silver è potuto stare per diverse ore al tavolo di discussione con il Dr.Charles Czeisler, direttore della sezione di medicina del sonno alla Harvard Medical School. Czeisler non ha utilizzato giri di parole e ha invitato il commissioner a considerare l’idea di eliminare completamente l’utilizzo dei back-to-back perché l’indolenzimento dei giocatori alla seconda partita è stato misurato e paragonato a uno stato di leggera ubriachezza.

Esagerato direte voi…e invece no, perché l’indolenzimento dei muscoli dopo la prima partita, un viaggio nella notte e meno di quattro ore di sonno, portano a uno stato fisico simile a quello che darebbe uno 0,10 di valore alcolico nel sangue. “Se si riducono per una settimana le ore di sonno intorno (o sotto) alle quattro, -ha detto Czeisler- giocando partite su partite, si arriva a creare un indolenzimento muscolare pari a due giorni senza sonno”.
Per esempio, Kevin Durant che ha 25 anni, può raggiungere il livello di testosterone di un trentaseienne se giocasse in back-to-back senza dormire e questo ormone è assolutamente indispensabile per le alte performance di un giocatore. Aiuta ad azionare le fibre muscolari e a dare una capacità decisionale più rapida (un elemento semplicemente imprescindibile su un campo da basket), infatti nella situazione che abbiamo appena citato, una mancanza di sonno aumenta il tempo di reazione di quasi mezzo secondo.

Uno studio ha analizzato il rendimento delle squadre che giocano la seconda partita di un back to back in trasferta e in media hanno un decrescimento della produzione offensiva di 1.5 punti per 100 possessi. Se vogliamo fare un paragone concreto dei Dallas Mavericks in questa situazione diventano, offensivamente parlando, dei Minnesota Timberwolves. Una bella differenza per chi li deve incontrare.

To be continued...