Iverson nominato per la Hall of Fame con un anno d'anticipo
L’NBA per lui ha dovuto cambiare diverse regole, o perlomeno ha dovuto sdoganare molti comportamenti sia dentro che fuori dal campo, visto che poi sono diventati la semplice normalità negli anni seguenti.
La sua miglior capacità era quella di andare contro il sistema, per il suo modo di essere, d’intendere le cose, ma soprattutto per il fatto che voleva essere ciò che era, nulla di diverso e nulla di simile a qualcun altro. Questo è stato Allen Iverson che è stato in grado di smuovere moltissimi cuori di appassionati facendo andare tutti oltre i tatuaggi, le lyrics politically incorrect di 40 bars e le treccine.
Ciò che Iverson ha fatto all’interno dei 28 metri di campo, alla sua altezza e con il suo fisico, non può lasciare indifferenti neanche i cuori più di pietra del basket mondiale, perché ha ridefinito il concetto di “gettare il cuore oltre l’ostacolo”. Dapprima è stato un giocatore egoista e molto più incline all’umiliazione dell’avversario che gli si parasse davanti, poi ha mantenuto il sacro fuoco della sfida diventando un giocatore diverso, smussando qualche angolo anche grazie alla presenza di un altro genio come Larry Brown, per arrivare a vincere un MVP della lega e portare in finale una squadra di onesti mestieranti NBA andando vicino al colpaccio contro una dell’edizioni dei Lakers più dominante della storia. Insomma quello che ha fatto LeBron James con i Cavs, ma dieci anni prima.
Ora tutto questo è solo una figura che gravita intorno alla lega, facendo qualche comparsata per ridare lustro alla squadra dei Philadelphia 76ers che lo ha reso grande e alla ricerca di un posto nel mondo che gli è sempre stato piuttosto stretto.
Quest’anno però raggiungerà un nuovo, incredibile e meritato traguardo di carriera, ovvero quello di far parte della Hall of Fame di Springfield. Sebbene l’entrata in questa elitè mondiale del basket debba avvenire almeno dopo cinque anni interi dall’ultima partita giocata, per Iverson viene fatta un’eccezione perché le dieci partite disputate con il Besiktas avrebbero dovuto esser conteggiate nel computo della sua attività.
Così non sarà e quindi un giocatore incredibile, nato in un momento in cui non c’erano i presupposti fisici perché dovesse nascere, che ha giocato e dominato una lega che non avrebbe dovuto dominare, chiude la sua carriera cestistica venendo eletto nella Hall of fame quando non doveva (ancora) essere eletto. Insomma una vita fatta di eccezioni, per un giocatore eccezionale.