I playoffs più deludenti degli ultimi anni
Abbiamo aspettato sei mesi questi playoffs, passato tantissime emozioni, siamo arrivati all’ultima giornata con un ottavo posto a ovest in bilico e che alla fine è stato deciso da una tripla di Anthony Davis allo scadere in quel di OKC avvenuta due mesi prima.
Abbiamo imprecato perché la dura legge delle conferences ha lasciato fuori squadre più forti di chi poi ha giocato facendo da sparring partner nella Eastern Conference e ci siamo prima dispiaciuti, poi esaltati per una crudele serie di primo turno tra Clippers e Spurs che sembrava essere il preludio di una finale a ovest e di un’altra emozionante post season.
Invece siamo ancora qui, all’alba di un epilogo scontato delle finali di conference, a ritenere che l’unica serie degna di tal nome che ci abbia fatto sobbalzare dalla sedia, sia proprio quella tra Spurs e Clippers che ormai risale a quasi un mese fa.
Non ce n'è stata una davvero combattuta, giocata agli ultimi possessi di ogni partita e che abbia fatto montare quella passione per il gioco che solo i playoffs NBA sanno dare. Per trovare delle vere scaramucce di classe ci siamo dovuti affidare ancora all’intramontabile Paul Pierce che con i suoi “Game” e “Series” ha fatto seguire le parole a dei fatti che lo vedono ancora come uno dei migliori clutch player in circolazione.
Il resto? Onestamente poca roba. Ci siamo esaltati per le prove balistiche di Steph Curry che valgono sempre le tre ore spese al video per vedere gli Warriors, abbiamo cercato nuovi aggettivi per definire il LeBron James di queste finali di conference che sta ridefinendo il concetto di “portare da solo una squadra in finale”, ma oltre a queste incredibili performances individuali (dove non bisogna dimenticare alcune perle di James Harden), non abbiamo avuto serie davvero entusiasmanti e neanche la gara 7 tra Clippers e Rockets in una serie pazza, è riuscita a farci alzare dalla sedia.
Almeno due delle squadre che sono arrivate sino a questo punto non appartengono all'elite, l'altra è devastata da degli infortuni che fanno pensare ancora una volta cosa sarebbe stata questa stagione senza tutte queste stelle appiedate e l’ultima è l’unica che davvero ha dimostrato in tutta questa stagione di essere testa e spalle sopra le concorrenti. Può essere anche che i Warriors alla fine non vinceranno (difficile), ma se c’è qualcosa in cui un appassionato può rifugiarsi ora è vedere gli Splash Brothers per le vie di San Francisco a festeggiare l’anello.
E’ difficile sviscerare i motivi, andare a cercare colpevoli (sport troppo semplice e semplicistico), però è chiaro che di questi playoffs, sino ad ora, ci rimarrà nel cuore davvero poco quando magari tra una decina d’anni rivivremo i ricordi e passeremo al setaccio tutti quei momenti che ci hanno fatto battere il cuore e impedito il sonno alle quattro di mattina in nome di uno sport e di una lega che ha fatto sognare.
Quest’anno è andata così, possiamo sperare in una finale di livello, anche se mutilata magari dall’assenza di Love e il mezzo servizio di Irving (in caso ci vadano i Cavs), ma che arriva 12 mesi dopo lo show ultraterreno degli Spurs e 24 dopo una gara 6 decisa da Ray Allen e una gara 7 di rara intensità e bellezza che ha incoronato ancora LeBron.
Sarà dura ma ce la faremo e tra qualche settimana, quando calerà il sipario anche su questa stagione, calcoleremo i giorni che ci separano alla prossima, senza mai sminuire chi avrà alzato il trofeo finale.