Account fantastici falsi e dove trovarli: Bryan Colangelo nei guai
Non c'è riposo nella NBA: quando si pensava ad una due giorni piatta, in attesa delle Finals dall'esito più scontato del nuovo millennio (stando quantomeno alle quote dei Bookmaker di Las Vegas), The Ringer lancia una inchiesta bomba su Bryan Colangelo, presidente dei Philadelphia 76ers. L'ex Suns e Raptors, avrebbe, a quanto pare, cinque account falsi su Twitter, da cui sono state lanciate nel corso degli ultimi anni bordate non indifferenti a giocatori stessi di Philadelphia, tra cui Joel Embiid. I Tweet mettono principalmente in cattiva luce quelle che sarebbero le "mele marce", oltre a difendere l'operato di Colangelo, il quale ha confermato di essere dietro soltanto uno degli account, il meno compromettente.
Le accuse sono molteplici, alcune anche pesanti, ed anche se la proprietà degli account non è assicurata, Wojnarovski riporta come i contenuti dei Tweet siano reali, e spesso decisamente troppo "interni" alla franchigia. Le coincidenze tra gli account sono notevoli, pur non incastrando senza appello Colangelo: stesse cifre finali telefoniche nel recupero delle password, stessi argomenti, ed il fatto che abbiano smesso di essere attivi non appena Ben Detrick, autore dell'inchiesta, abbia chiesto informazioni a riguardo di alcuni account, ma non tutti, ad un rappresentante dei Sixers stessi. La risposta è stata la "disattivazione" di tutti gli account presi in esame.
Le reazioni sono state varie: Joel Embiid, con consueta ironia, ha dichiarato, facendo finta di essere un account fake, "Hinkie era meglio di te", oltre ad aver messo "like" a tutti i tweet incriminati; CJ McCollum ha provato ad invitare, tra il serio ed il faceto, Embiid a cambiare squadra; altri GM e presidenti hanno fatto battute a riguardo.
Ma i Tweet "peggiori", oltre a quelli contro Masai Ujiri, GM di Toronto e suo ex sottoposto, e Gabrielle Union, moglie di Dwyane Wade (menzionato negativamente in un aneddoto circa le Olimpiadi di Pechino, che solo un dirigente di Team USA, come Colangelo, poteva conoscere), sono quelli che vanno contro i Sixers stessi. Oltre ad aver anticipato mosse di mercato come la trade che ha portato Fultz al posto di Tatum, senza sacrificare Dario Saric, i burner account di Colangelo si scagliano contro Sam Hinkie, ritenuto sopravvalutato nella sua opera di costruzione del "processo" (lui ha fatto solo casini e Colangelo lo sta ripulendo; ha preso buoni pezzi ma non riusciva ad assemblarli), come già detto Colangelo è stato estremamente critico nei confronti di Joel Embiid (che dichiara, battute a parte, di non crederci, ma afferma come ciò, se fosse vero, sarebbe gravissimo), ma anche di Nerlens Noel, Markelle Fultz e Jahlil Okafor.
Embiid è stato rimproverato per i suoi atteggiamenti fuori dal campo, a discapito delle lodi nei confronti di Ben Simmons; Okafor era già stato scambiato più volte, salvo rimanere per gli esiti negativi delle visite mediche, cose mai riportate da nessuna fonte NBA, in una lega dove nessuna foglia si muove senza che un Windhorst, Charania o Wojnarovski non ne siano consapevoli; Noel è un "pagliaccio", un "avvoltoio", e "nessuno lo voleva più"; infine Fultz, scelta fortemente voluta da Colangelo, è colpevole di essersi fidato delle persone sbagliate, col suo trainer personale che ne ha cambiato la meccanica di tiro, "rovinandolo", o di coach Brown che lo teneva in panchina più del dovuto.
I Philadelphia 76ers hanno annunciato di aver dato il via ad una indagine interna per chiarire la faccenda, che potrebbe avere strascichi molto, molto pesanti. Dopo la vicenda di Kevin Durant dedito a "trollare" i tifosi ed auto difendersi, i burner account tornano a far parlare l'NBA, stavolta nella città dell'amore fraterno. Che a quanto pare, di amore fraterno ne ha molto poco...