Hassan Whiteside: salvare le gambe da un incidente e dominare l'NBA passando dal Libano
In un periodo dove si parla molto dell’All Star Game, di come vengano selezionati i giocatori e del perché uno come Damian Lillard possa rimaner escluso, si comincia a pensare che per questo spezzone di stagione inserire anche Hassan Whiteside in un ipotetico fanta All-Star Game non sarebbe poi così peregrino, perché è la storia di un perfetto sconosciuto che ora sta facendo girare diverse teste in giro per l’NBA.
Nasce il 13 giugno 1989 a Gastonia, North Carolina, dove ha anche i primi approcci al basket che, a dire il vero, non sembrava essere nelle sue corde. Nonostante questo la mamma sapeva già che il ragazzo aveva dentro di sé qualcosa di particolare, essendo una sorta di predestinato.
Il primo segnale arriva all’età di dieci anni quando stava passeggiando per la sua città Natale e attraversando Davis Park Road viene investito da una macchina che sopraggiungeva ad alta velocità. L’impatto è preoccupante e gli crea delle ferite piuttosto gravi su tutto il corpo e in particolare alle ginocchia. Il soccorso è stato perentorio e nonostante abbiano dovuto defibrillarlo per tenerlo in vita, sono riusciti a salvarlo. Hassan riesce con grande voglia di vivere a superare questo spiacevolissimo incidente, sebbene porti ancora con sé i segni avendo una gamba leggermente più corta dell’altra a causa di un ginocchio quasi completamente ricostruito.
Nel North Carolina gira ben tre High School prima di trovarne una che gli conceda di giocare a basket e dopo aver migliorato il suo gioco e aver scalato gli indici di gradimento, ha anche qualche possibilità di fare la squadra a Kentucky o Auburn, ma opta per andare a Marshall. Viene scelto ad inizio secondo giro dai Sacramento Kings al draft 2010, ma dopo pochi minuti giocati e una spola continua verso la D-League, nella stagione 2011-12 viene tagliato e comincia così la sua esperienza all’estero dove nel 2013 evoluisce tra Cina e Libano.
All’inizio porta gli Sichuan Blue Whales al titolo diventando MVP e difensore dell’anno, poi si trasferisce in Libano (dopo una prima piccola parentesi all'Amchit Club) agli Al Mouttahed Tripoli per poi chiudere il viaggio ancora in Cina agli Jiangsu Tongxi.
L’esperienza in medio ed estremo oriente ha formato il suo carattere: “Un giorno ero a Beirut e un uomo è stato ucciso esattamente davanti alla mia macchina -ha detto- con il figlio a fianco che piangeva al suo capezzale.”
Non è stata l’unica esperienza choc perchè qualche giorno dopo, durante i test medici, ha dovuto interrompere la sessione perché c’era una presunta macchina bomba parcheggiata a pochi metri di distanza. Quando vivi queste situazioni rimetti tutto nella giusta prospettiva e a tal proposito si è reso contro di aver già visto più di quello che era disposto a sopportare, così cerca in ogni modo di scappare. Prima di ritornare in Cina gioca una partita di campionato, interrotta a causa di una rissa protrattasi per diversi minuti a cui lui non prende parte. Sebbene fosse molto colpito da quello che era appena accaduto, dimostrò grande passione per il gioco dicendo che il destino lo aveva portato in quel palazzetto solo per l’amore che provava verso il basket e anche un avvenimento del genere gli avrebbe portato degli insegnamenti.
Una volta lasciato il Libano ritorna in Cina dove i problemi con la lingua erano ben più marcati. “Quando arrivi in quel paese metti tutto nelle mani del tuo interprete, ma spesso questi professionisti non hanno molta voglia di prendere a cuore la singola situazione e complicano la vita a uno straniero come me. Dovessi valutare il mio interprete cinese gli darei una bella C.”
Il ragazzo non rinnega nulla della sua carriera e afferma di aver scolpito la sua personalità in quei giorni, accrescendo anche la sua fame di miglioramento lavorando tantissimo in palestra sul suo gioco. Proprio per questo Hassan si presenta a novembre in quel di Miami per un provino e vista la penuria di lunghi a disposizione, Spoelstra viene persuaso subito dalle sue capacità, sbilanciandosi addirittura in un pronostico d’impatto: “Sarai il centro titolare della squadra l’anno prossimo”.
Riley era già pronto a firmarlo quando s’inserirono i Memphis Grizzlies e lo inchiostrarono per fare la squadra del training camp, salvo poi rilasciarlo poco dopo. John Hollinger, allora VP of basketball operations dei Grizzlies, disse di volerlo plasmare per poterlo far diventare un giocatore d’impatto, ma con la presenza di Gasol e Koufos era difficile trovargli anche solo una possibilità per mettersi in mostra. Viene assegnato in D-League (in uno dei suoi tanti viaggi) e produce 24 punti con 16 rimbalzi contro i Sioux Falls Skyforce pochi giorni dopo. Indovinate a quale squadra NBA sono abbinati gli avversari di quel giorno? I Miami Heat.
Il messaggio era ormai chiaro e incontrovertibile.
Ovviamente la società della Florida non si lascia scappare per la seconda volta quello che ritenevano essere un investimento sicuro per il futuro e lo firmano con la decisa intenzione di renderlo davvero una parte importante della squadra, dimenticando quando al primo provino cinque anni prima non riuscì nemmeno ad arrivare in fondo e se ne andò.
Prima degli Heat fece un workout anche con i Clippers di Doc Rivers, ma il coach lo scartò ritenendolo non sufficientemente dotato per fare la squadra. Questo gli si ritorcerà contro perché l'11 gennaio Whiteside si mette ufficialmente sulla cartina NBA sfornando una prestazione da 23 punti e 16 rimbalzi (cosa riuscita solo a Kevin Love e DeMarcus Cousins nelle ultime cinque stagioni) proprio contro colui che lo aveva scartato.
Dopo questo exploit non si è fermato perché il 25 gennaio contro i Bulls ha messo a segno una delle più incredibili triple-doppie della storia recente NBA con 14 punti, 13 rimbalzi e 12 stoppate, per chiudere poi con un 16+16 due sere dopo contro i Milwaukee Bucks. In un’intervista post partita, richiesto di un commento sul suo incredibile rendimento, ha detto di aver giocato così bene per aumentare la sua valutazione a NBA 2k15. Qualche giorno dopo 2k lo ha accontentato facendolo passare da 59 a 77 in uno dei più grossi boom di rating che NBA 2k abbia mai apprezzato.
Ha messo insieme cifre incredibili per un giocatore di 25 anni alla sua prima esperienza NBA e molto indietro nell’IQ cestistico, visto che il suo compagno Wade lo considera ancora un rookie sotto questo aspetto. Fa ancora più spavento sapere che esattamente un anno fa il ragazzo evoluiva in Libano, ma la cosa ancor più strana è che gli americani non possono nemmeno risalire alle sue cifre pregresse perché il loro sito di riferimento (Synergie Sport Technology) tiene in considerazione solo le migliori 40 leghe all’esterno degli Stati Uniti e il Libano non c’è.
Per dare un definitivo quadro delle sue statistiche, solo lui, Bill Walton e Kareem Abdul-Jabbar hanno tenuto per l’intera stagione una media di 17+14+3 proiettata sui 36 minuti. Non è detto che arrivi al termine con queste cifre, ma trovarlo in compagnia di due Hall Of Famer per rendimento, spiega quanto d’incredibile ci sia nella sua storia.
Qualche anno fa c’è stata la LinSanity a New York e la figura di un “thailandese” che conquista New York per mezza stagione era pronta per la scrittura di un libro o la sceneggiatura di un film, ma l’escalation devastante di Whiteside sta andando oltre anche la più rosea Linsanity per una storia che ha ancora migliaia di sfaccettature da vivere e raccontare. Si dedicherà a qualcosa di simile solo dopo aver frantumato qualche record da qui alla fine della stagione, perché come lui ha detto diverse volte in questo periodo: “Non sai mai cosa la vita ti riserva e non puoi sapere se sei in grado di nuotare finchè non ti tuffi in una piscina”.
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