Giannis Antetokounmpo: dalle finte Vuitton a volto futuro dei Bucks
“Nella NBA le cose succedono molto velocemente.” ha detto Alex Saratsis, suo agente, ed effettivamente per Giannis Antetokounmpo le cose sono cambiate radicalmente in pochissimo tempo, facendolo passare dall’A2 Greca all’NBA senza stazioni intermedie.
Giannis nasce il 4 dicembre 1996 ad Atene da mamma Veronica e papà Charles.
La sua infanzia trascorsa a Sepolia, quartiere di Atene, è stata indubbiamente difficile, infatti i genitori hanno faticato a sbarcare il lunario per tutta la sua gioventù. Presto assoldano il piccolo Giannis come venditore ambulante, infatti gira per le strade a vendere borse e occhiali da sole assieme a suo fratello Thanasis per portare a casa qualche dollaro. Il ragazzo ricorda bene quel periodo e se lo porterà dentro sino alla fine dei propri giorni. Non c’erano soldi in famiglia, ma c’erano ben cinque figli da sfamare e anche i genitori si trovavano a raffazzonare lavori improvvisati per poter pagare le bollette. Than e Gian quando riuscivano a portare a casa una quindicina di dollari erano contenti perché sapevano che sarebbero riusciti a mangiare e a contribuire all’economia della famiglia. Ovviamente vendevano in particolare del materiale contraffatto di grandi marche. Per questo quando anni dopo Larry Sanders (anche la sua storia molto controversa) gli regalò delle scarpe di Louis Vuitton a Natale, si sentì quasi in difetto per una tale spesa ripensando a quando lui quelle scarpe “finte” le vendeva per davvero.
Questa cultura dell’oculatezza e del grande valore dato ai soldi è rimasto ben impresso nella sua mente e anche adesso non ha cambiato stile di vita. Una sera è andato con suo fratello in un ristorante di Milwaukee per godersi una cena in famiglia. Si dissero: “Questa volta mangiamo davvero quello che ci pare. Prendiamo ogni cosa di cui abbiamo voglia e per una volta non pensiamo a nulla.”
Arrivati al ristorante aprono il menu. “Oh Than, veramente quello che vogliamo eh? Stasera si fa festa.”
Guardando e riguardando le portate, optano entrambi per una normalissima insalatona, mandando a monte il progetto di festa e non riuscendo ad andare oltre la propria oculatezza.
Nei primi giorni dal suo arrivo a Milwaukee, con la firma del nuovo contratto, ma soprattutto un pesante impatto con una realtà diversa e un mondo che doveva ancora completamente accettarlo, fece l’unica spesa pazza della sua vita: si comprò per 399 dollari una Playstation 4.
“Than ho speso una fortuna disse tornando a casa”, ma il freddo e il vento del lago Michigan erano troppo per uno come lui abituato a stare per le strade al caldo.
Poco dopo decide di rivendere la PS4 all’assistente Nick Van Exel e aspetta tre mesi prima di portare la sua famiglia a Milwaukee, che arriva poi con una console tutta nuova.
A Sepolia era un vero e proprio incubo, perché il venditore ambulante vive con la costante spada di damocle sulla testa della polizia, che in caso di fermo lo arresterebbe. Oltre a ciò, in quella città, c’era una forte componente razzista che obbligava i fratelli a guardarsi le spalle sia dalle forze dell’ordine che da potenziali razzisti volenterosi di rivalsa. Come moltissimi ragazzi alle prese con povertà e miseria, lo sport viene in soccorso permettendogli di esprimere tutto il suo talento fisico all’interno di un campo da gioco.
Muove i suoi primi passi nella squadra del Filathlitikos con il suo cognome grecizzato (le sue origini sono nigeriane) e Dimitris Diamantidis nel cuore. Si capisce subito che il suo fisico sia fatto dal sarto per giocare a pallacanestro e in pochi mesi diventa l’idolo locale guadagnandosi stima e impressionando tutti con il suo atletismo. Arriva così la chiamata da Saragoza che, sulle sue piste già da un po’, gli offre un quadriennale. Per lui è poca cosa perché non c’è bisogno di passaggi intermedi.
I Bucks lo vogliono e lo chiamano con la quindicesima scelta assoluta nel 2013. E' quasi una sorpresa per lui, ma la sua indole e la sua gioia di vivere gli permettono d’intraprendere questo incredibile cammino con il sorriso sulle labbra. A 19 anni mentre sta viaggiando in aereo verso Milwaukee si fa delle domande: “Sarò sufficientemente forte per poter giocare in NBA?”, “Il mio fisico potrà reggere i ritmi di questa lega?”. Sono tutte domande a cui potrà dare risposta solo successivamente e comincia così a lavorare duramente.
“I professionisti normali vanno in palestra, fanno il loro allenamento e poi tornano a casa. –ha detto- Io non sono così, perché quando rientro a casa penso ancora al basket perché è parte della mia vita e il lavoro che ho scelto di fare. Non posso dimenticarmene.”
Il suo primo anno ai Bucks coincide con un disastro di squadra e quando si arriva a toccare il fondo con un record di 13 vittorie e 54 sconfitte non ci sono molti motivi per tifosi di seguire la squadra.
Un giornale locale decide d’indire un sondaggio tra i tifosi per capire quale attaccamento alla maglia li porti ancora al palazzetto.
La risposta di molti è: “Vengo per vedere Giannis…anzi no, the greek freak”.
Già perché nell’NBA ci vuole davvero poco per identificare qualcuno con un soprannome che ne identifichi qualche particolarità fisica o tecnica. Per i più attenti è facile ricordare come Jerome James venisse soprannominato "sexy" per una particolare e pronunciata peculiarità fisica. Il greco viene chiamato freak perché ha un apertura alare di 223 cm ed è in grado con due palleggi (avete letto bene, due palleggi) di mangiarsi il campo e andare a schiacciare. Questo conferma ancora di più che se in NBA ti chiamano freak o sexy, qualcosa di davvero unico e particolare ci dev’essere.
In questa stagione è letteralmente esploso, migliorando il suo gioco con molta cura e soprattutto mantenendo uno chassis da pentatleta. A renderlo unico non sono solo i numeri, la sua presenza all’All Star Game dei rookies o le schiacciate, bensì la sua capacità di essere il volto del futuro dei Bucks con la genuinità di un fanciullo.
Questa sua serena ingenuità è il lato principale del suo carattere e la bellezza del suo modo di essere fuori dal campo. “L’NBA è un bellissimo posto dove lavorare. -ha detto- Ma non voglio che soldi e notorietà cambino il mio modo di essere. Sono così e rimarrò così”.
Infatti Jeremy Schmidt, blogger vicino alle sorti dei Milwaukee Bucks, ha cercato di capirne di più sul carattere di Giannis e ne ha chiesto un parere a tutte le persone dell’enoturage dei Bucks che nel peggiore dei casi lo hanno apostrofato con “adorable”.
E’ una persona unica, che ti accoglie sempre con un sorriso e una buona parola. Con lui ogni giorno è bello già solo per il fatto che sorga il sole.
Un giorno viene invitato a casa del vice General Manager David Morway per pranzo, il quale gli fa assaggiare il burro d’arachidi. Lui che aveva faticato a vedere del cibo con regolarità in gioventù rimane esterrefatto come un bimbo davanti a un cartone animato, volendo sapere per filo e per segno la ricetta. La famiglia fu talmente colpita dalla genuina reazione del greco che lo adottò formalmente come mascotte.
E' felice di questo e ama stare in mezzo alla gente. Il fratello Thanasis, impiegato in D-League con i Westchester Knicks, spesso deve fronteggiare viaggi aerei della speranza per recarsi in trasferta, con attese di ore all’interno dei terminal aeroportuali. Gian riesce anche ad essere positivo su questo, perché adora sostare ai gates e vedere la gente che cammina avanti e indietro per i più svariati motivi. Si mette a studiare ogni movimento o mimica facciale delle persone per capire che tipi sono. Thana fatica a comprenderlo e spesso lo guarda allibito, ma sa che suo fratello è così ed è bello per quello.
Una mattina doveva mandare dei soldi a casa e quindi recarsi presso una banca, ma non voleva disturbare né i suoi amici, né gli assistenti, allora si mise una tuta con cappuccio e uscì nella gelida mattinata di Milwaukee correndo alla volta della banca. Una volta depositati i soldi decide di proseguire la corsetta verso il palazzo, ma la temperatura è in doppia cifra sotto lo zero. Una famiglia lo riconosce e gli offre un passaggio per risparmiargli un pezzo di strada. Quando il GM John Hammond scopre l’accaduto va dal giocatore dicendogli che per ogni passaggio da qui all’eternità lo avrebbe dovuto chiamare, perché i rischi e il freddo avrebbero potuto avere delle conseguenze. Per Giannis è tutto normale, non ha mai vissuto nella bambagia e adora stare in mezzo alla gente, per questo il suo sorriso è ancora più ampio quando una famiglia di sconosciuti lo accompagna al palazzetto, rispetto a quando arriva con una lussuosa fuoriserie del GM.
Per questo lo chiamano “Freak”, ma chi lo conosce lo ritiene tale non solo per quello che fa in campo, ma anche per come è fuori: un ragazzo d’oro.
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