NBA Finals: Warriors campioni, battuti i Cavs in gara 6 con Iguodala MVP
E’ festa a Oakland e in tutta la baia! I Golden State Warriors sono campioni NBA per la stagione 2014-2015 battendo i Cleveland Cavaliers per 105-97 in gara 6.
Adam Filippi in un’intervista a metà stagione ci aveva detto di aver visto in questa squadra, già in preseason, qualcosa di particolare. Sembrava giocassero insieme da tanti anni per come a settembre facevano girare la palla, si cercavano e trovavano sempre la soluzione giusta al momento giusto. E’ vero era settembre, ma ora a giugno abbiamo la conferma che ha qualcosa di particolare, così come il proprio allenatore che raggiunge Pat Riley nel novero degli allenatori campioni NBA al loro primo anno. Il premio dell’MVP va ad Andre Iguodala per un’incredibile serie finale, incoronando per la prima volta un giocatore che non è partito in quintetto durante tutte le partite. E’ una nomina che succede quella di Kawhi Leonard aprendo una nuova via a questo premio che considera nella sua interezza la prova di un giocatore e non solo le statistiche.
E’ la vittoria di Steph Curry che ha guidato la lega e la propria squadra per tutta la stagione, è la vittoria dell’MVP che si è dovuto riciclare nel suo ruolo diventando un gregario di lusso e in questa finale ha emulato perfettamente il suo idolo Scottie Pippen, è la vittoria di Draymond Green che dopo le prime due orrende partite ha lavorato, studiato e ripulito il suo gioco chiudendo con una sontuosa tripla doppia nella gara decisiva. E’ la vittoria di tutti perché questa è una squadra completa, profonda, dotata di grande talento, ma che ha dovuto sporcarsi le mani fino in fondo per avere la meglio di questi Cavs. Cleveland che forse è riassumibile in due parole: LeBron James. Anche in questa partita ha dato tutto, tenuto lì i suoi fino alla fine alzando bandiera bianca solo nel finale, ma rendendo onore al merito andando a stringere la mano a tutti gli avversari prima di uscire.
La partita è stata intensa, ma sostanzialmente sempre in mano ai Warriors nonostante la prova dispari da quattro punti e sei falli di Thompson. Già nel primo tempo la gestione in uscita dal pick and roll di Draymond Green è efficace, ma soprattutto il ruolo di Iguodala come bloccante su Steph. L’incredibile libertà di cui ha goduto rollando verso canestro ha prodotto diversi tiri con spazio che hanno propiziato una prova da 25 punti finali e la definitiva consacrazione. I Warriors vanno via troppo presto sul +15 e lentamente vengono rimontati da James e dalla coppia di lunghi Mozgov-Thompson che fanno letteralmente incetta di rimbalzi. Quando Cleveland pensa di avercela fatta arriva un’altra spallata nel secondo tempo che porta la firma sempre di Iguodala e di Barnes, silente ma molto concreto. Anche questa volta il rientro di Cleveland arriva per provare a regalare un finale di partita combattuto, ma LeBron ha davvero finito le energie. I suoi jumper sono sostanzialmente dei piazzati e vanno spesso corti, i compagni non lo aiutano se non tre triple a buoi scappati di Jr Smith e allora Steph Curry può chiudere la contesa con una tripla e un paio di giri in lunetta per far esplodere una città intera e guadagnarsi una stagione memorabile con l’MVP della stagione regolare e un anello meritato. La cavalcata di questa stagione ricaccia in gola tutte le critiche che i corti di memoria hanno dimenticato quando Golden State gli aveva dato un faraonico rinnovo (per l’epoca) nonostante i cronici problemi alle caviglie. E’ il momento, è la stagione, è il presente (e il futuro) di questa lega: Wardell Stephen Curry.